mercoledì 2 novembre 2016

Il pasticciaccio Inter

Inter in piena confusione societaria: dopo l'esonero di De Boer si è palesata una spaccatura tra la dirigenza italiana e la proprietà cinese, e il nome del nuovo tecnico tarda ad arrivare. Riflessioni su un pasticcio mai visto prima, dall'esonero di Mancini in poi.


Un momento dell'assemblea degli azionisti (foto www.inter.it)


Una società in piena crisi dirigenziale. È questo il quadro di un Inter, che, dal cambio di proprietà da Moratti a Thoir, e dall'indonesiano al gruppo cinese Suning, sta attraversando un periodo difficile, soprattutto a livello societario, sul versante sportivo. Come si è visto dall'ultimo bilancio approvato, economicamente, i conti della società stanno tornando nei limiti stabiliti ed a livelli accettabili, mentre i risultati dal punto di vista sportivo latitano, causati anche e soprattutto da una netta spaccatura all'interno della società, dove non si capisce ancora con chiarezza dove risieda il potere decisionale e chi debba decidere cosa. 

Da metà agosto in poi l'Inter ha vissuto un periodo di assoluta follia gestionale, partendo dall'esonero di Mancini fuori tempo e fuori luogo, appena dieci giorni prima dell'inizio del campionato. Decisione quantomai assurda, alla luce anche del fatto che il suo successore, Frank De Boer, non è stato appoggiato e protetto a dovere all'interno dello spogliatoio e dai continui attacchi mediatici. Cosa si poteva pretendere da un allenatore che non ha svolto personalmente la preparazione, non ha inciso minimamente sul mercato e si è ritrovato in mano una squadra costruita male, gonfia di giocatori in ruoli già coperti da meta campo in su, con sei terzini inaffidabili e di livello non eccelso, con un solo centrale di difesa di livello e niente più? Gli acquisti sono stati fatti non prendendo in considerazione né Mancini né De Boer. Cosa si poteva pretendere da quest'ultimo? In due mesi i risultati sono stati buoni all'inizio, ma la situazione ben presto è precipitata, a causa della mancata protezione dell'allenatore e di una rosa che non accetta e non rispetta nessuna guida, piena di giocatori che pretendono prima di dimostrare sul campo quello che realmente valgono. Senza l'appoggio della società l'allenatore ha perso le redini dello spogliatoio, come dimostrano la reazione di un calciatore come Eder, che una volta sostituito esce senza salutare l'allenatore e i non idilliaci rapporti con Kondogbia, Perisic e Miranda. 

Un esonero annunciato che viene formalizzato dopo l'ennesima sconfitta, e dopo che il 30 ottobre scorso, Ausilio e Zanetti, nell'assemblea dei soci, si erano sbilanciati affermando che la panchina dell'Inter era di De Boer e che ogni voce di esonero era priva di fondamento. Peccato che due giorni dopo i due vengano clamorosamente sbugiardati dall'esonero dopo l'ennesima sconfitta in campionato. Di quanta credibilità possono ancora godere Ausilio e Zanetti come dirigenti che decidono? Nessuna. Così dal nome del nuovo allenatore non ancora annunciato, si è palesata quella che è una spaccatura clamorosa tra la proprietà cinese e la dirigenza sportiva italiana: una avrebbe scelto Pioli come nuovo allenatore, l'altra ha aperto i colloqui con allenatori stranieri con esperienza europea. In teoria in una società il potere decisionale dovrebbe essere uno soltanto e invece si assiste a questa lotta interna decisamente fuori luogo, da cui ne verrà fuori un altro allenatore delegittimato da almeno una delle parti in gioco. 

In definitiva prima di cambiare allenatore la società dovrebbe individuare un potere decisionale unico che prenda in mano la parte sportiva della società e che nel bene e nel male prenda le decisioni senza interferenze e prendendosi le responsabilità. Dopo di che si potrà parlare di allenatore, perché continuando con l'assurda coabitazione di una parte italiana e una cinese a decidere autonomamente, la strada si farà sempre più in salita.   


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